Mirò: Opere 1918-1925

tiziana Leave a Comment

Dopo essersi piegato al padre a frequentare una scuola commerciale e dopo un esaurimento nervoso, finalmente Mirò può dedicarsi alla Pittura. A Barcellona Mirò frequenta l’accademia privata di Francisco Galí che segue un metodo libero: gli allievi devono riprodurre un oggetto senza guardarlo, conservandone la prima impressione. Miró è uno straordinario osservatore e riesce a soffermarsi per ore su piccoli particolari naturali: per lui un sasso o un filo d’erba sono espressione della perfezione della natura tanto quanto un paesaggio nella sua complessa bellezza. Lo dimostrano dipinti  lenticolari come L’orto con l’asino, La Casa della Palma del 1918 e Vigneti e Ulivi a Montroig del 1919.

L’incontro con Picasso, il Dadaismo e il Surrealismo

Mirò non è solo artista dal temperamento romantico, taciturno e riflessivo, è  molto curioso e attento agli sviluppi dell’arte moderna, soprattutto francese. Nel 1920 va a a Parigi, dove frequenta il pittore cubista Pablo Picasso, che lo incoraggia a lavorare e gli compra l’Autoritratto del 1919. Entra nel circolo degli artisti e poeti dadaisti, di cui apprezza la mancanza di regole e preconcetti nell’arte. Tuttavia si muove su una strada autonoma, cercando soprattutto di lavorare liberamente, senza seguire le richieste dei mercanti d’arte.

Fondamentale tra il 1923 e il 1924 è l’incontro coi pittori del Surrealismo, di cui condivide l’importanza attribuita al «gioco arbitrario dei pensieri» e al sogno, dove la realtà è solo un punto di partenza per arrivare ad associazioni di immagini dal significato più profondo, come nel Carnevale di Arlecchino (1924-25). La sua arte diventa sempre più concettuale e si semplifica nelle forme. Compaiono segni e simboli distribuiti sulla tela secondo un ordine a lungo meditato: «Se anche una sola forma è fuori posto, la circolazione si interrompe; l’equilibrio è spezzato». Anche se la pittura di Miró tende a divenire astratta, nelle variopinte forme fantastiche accostate, permane quasi sempre una traccia del reale: un occhio, una mano, la luna. Alcuni quadri fanno pensare a cieli stellati. Miró continua a ispirarsi alla natura, ma anche alla musica. Con la guerra civile spagnola, dal 1936, lascia la Spagna e si rifugia a Parigi: qui compone poesie e quadri di stile surrealista. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura.